mercoledì 17 marzo 2010

Modello francese per i cantieri del terzo valico

Un modello di "sfruttamento dei cantieri" che consente di creare occasioni di sviluppo per i territori interessati da grandi opere, anche durante le fasi di cantiere. Lo propone Daniele Borioli, assessore ai trasporti e Infrastrutture della Regione Piemonte e candidato alle elezioni regionali di fine marzo per il partito democratico, dalle colonne del Piccolo in edicola questa mattina. “Il Terzo Valico sarà il motore del futuro sistema logistico piemontese- spiega Borioli - Per questo dobbiamo lavorare affinché le opportunità di lavoro innescate da questa grande opera restino sul territorio, perché le imprese dell’indotto e tutti gli operatori siano preparati per sfruttare al meglio questa opportunità”.

In quello che viene definito il “modello francese” infatti le imprese e le istituzioni del territorio si organizzano con corsi di formazione mirati a creare figure specializzate in modo che i grandi raggruppamenti trovino conveniente rivolgersi a loro quando i cantieri iniziano.

E poi c’è cantiere e cantiere: troppo sovente il cantiere è una spianata recintata su cui si mettono dei container in cui vivono, per qualche anno, gli operai che mangiano in un refettorio provvisorio e in un complessivo regime di extraterritorialità rispetto al territorio circostante e al suo tessuto economico-commerciale. Il modello francese, che si sta perseguendo anche per la Torino-Lione, prevede invece di fare il censimento degli immobili vuoti, dei contenitori abbandonati, del patrimonio edilizio in disuso; di recuperarli e restaurarli per farli diventare, per gli anni del cantiere, la residenza degli operai e che, a fine lavori, vengono poi riconsegnati, riqualificati, come patrimonio della collettività.

Analogamente, la tradizionale cucina da campo del cantiere, si può sostituire con una convenzione con tutto il sistema della ristorazione del territorio, creando un beneficio per le attività commerciali e favorendo un’integrazione delle maestranze con la popolazione.

Per quanto riguarda gli appalti è evidente che le gare per l’aggiudicazione delle opere non possono essere fatte in altro modo che nel rispetto delle direttive europee sulla libera concorrenza, quindi vince il migliore ovvero l’offerta economicamente più vantaggiosa. Tuttavia, le ricadute per il sistema delle imprese sono assai diverse se lasciate solo alla spontaneità del mercato, o se , nel rispetto del mercato, si creano le condizioni perché il territorio possa offrire prestazioni in subappalto e/o prestazioni specialistiche basate su di una preventiva e lungimirante attività di preparazione a ciò che effettivamente sarà necessario per l’esecuzione di quelle opere.

Lo stesso discorso può essere fatto per la manodopera a tutti i livelli: da quello delle specializzazioni tecnico-progettuali fino alle maestranze per le varie tipologie di lavoro. A questo proposito, l’offerta sul mercato del lavoro locale di competenze mirate messe a punto attraverso corsi di formazione accelerati, può essere l’elemento che fa la differenza e che genera convenienze oggettive per l’imprenditoria di grande scala, che trova profittevole avvalersi di competenze adeguate reperibili in loco senza supplementari problemi di residenza e di integrazione con il tessuto sociale locale.

“Ciò che mi preme sottolineare – precisa Borioli - è che l’esperienza francese è passata al vaglio di Bruxelles e la Demarche Grand Chantier è ritenuta compatibile con le direttive europee nei vari campi che tutelano la concorrenza; questo modello, quindi, è sicuramente esportabile in Italia e si stanno costruendo le condizioni di praticabilità nel caso della Torino-Lione, non sussistono perciò ragioni per non prevederne l’estensione anche al Terzo Valico”.

I numeri parlano chiaro: i modelli elaborati dalla Francia , in base a questo impianto di lavoro, sulla fase di picco del cantiere per la Torino Lione parlano di circa 4800 occupati sul lato francese e 2800 in Italia. Rispetto agli spazi abitativi è stato stimato che saranno circa 1100 le persone che dovrebbero arrivare nella zona dei cantieri come singoli, più 350 con le famiglie. “Numeri che hanno altissime potenzialità di ricadute positive in termini di occupazione e sviluppo del territorio se pensiamo che, nel caso di Rhone Alpes, ben l’86% delle imprese coinvolte nei lavori sono aziende locali e che si sono registrate ricadute sul territorio pari al 47% del totale dell’intervento. Un’opportunità che, per il bene del futuro del nostro territorio, possiamo, vogliamo e dobbiamo cogliere”.

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